La “liberazione” della Libia: le forze speciali della NATO e al-Qaeda si prendono per mano
Sono stati commessi molti crimini di guerra. La NATO ha le mani sporche di sangue. I capi di governo e i capi di stato dei paesi membri della NATO sono responsabili di crimini di guerra

Michel Chossudovsky Global Research29 agosto 2011
I ribelli ”pro-democrazia” sono guidati dalle brigate paramilitari di Al Qaeda sotto la supervisione delle forze speciali della Nato. La “liberazione” di Tripoli è stata condotta da ”ex” membri del Gruppo combattente islamico della Libia (LIFG).
I jihadisti e la NATO lavorano con la mano nel guanto. Queste “ex” brigate affiliate di Al Qaeda costituiscono la spina dorsale della ribellione ”pro-democrazia”. Le forze speciali della NATO passano inosservate. La loro identità non è nota o svelata. Si fondono nel paesaggio della ribellione libica di mitragliatrici e pickup. Non sono evidenziati nelle foto. Queste forze speciali composte dai Navy SEALS americani, dalle SAS inglesi e dai legionari francesi, mascherati da ribelli civili, vengono segnalate essere dietro le principali operazioni dirette contro gli edifici governativi chiave, tra cui Bab al-Aziziya, il compound di Gheddafi nel centro di Tripoli. Molte relazioni confermano che le SAS inglesi erano già sul terreno in Libia orientale prima dell’inizio della campagna aerea.
Le forze speciali sono in stretto coordinamento con le operazioni aeree della NATO. ”Unità altamente addestrate, note come squadre ‘Smash’ per le loro abilità e capacità distruttive, hanno effettuato missioni di ricognizione segreta per fornire informazioni aggiornate sulle forze armate libiche”.(SAS ‘Smash’ squads on the ground in Libya to mark targets for coalition jets, Daily Mirror, March 21, 2011) Le forze speciali della Nato e le brigate islamiche sponsorizzate dalla CIA sotto il comando di ”ex” jihadisti costituiscono la spina dorsale della capacità di combattimento sul terreno, sostenuta dalla campagna aerea, che ora include anche le incursioni degli elicotteri Apache. Il resto delle forze ribelli sono felici uomini armati dal grilletto inesperto (compresi gli adolescenti – vedi foto sotto), che hanno la funzione di creare un clima di panico e intimidazione. Quello a cui ci troviamo di fronte è un’operazione accuratamente pianificata dai servizi segreti militari per invadere e occupare un paese sovrano.

Uccidere la Verità. Il ruolo dei media occidentali
I media occidentali costituiscono un importante strumento di guerra. I crimini di guerra della NATO vengono offuscati. La resistenza popolare contro l’invasione guidata dalla NATO non viene menzionata. Viene infuso nella coscienza interiore di milioni di persone un racconto di “liberazione” e ”di forze ribelli di opposizione pro-democrazia”. Questo prende il nome di ”NATO Consensus”. Il ”NATO Consensus“, il quale sostiene il “mandato umanitario” dell’alleanza atlantica, non può essere contestato. I bombardamenti di aree civili, cosi come il ruolo di una milizia terrorista, sono banalizzati o non vengono affatto menzionati. Uccidere la verità è parte integrante del programma militare. Le realtà vengono capovolte. La bugia diventa la verità. Si tratta di una dottrina inquisitoria. Il “NATO consensus” sminuisce di gran lunga l’ Inquisizione spagnola.
L’invasione criminale e l’occupazione della Libia non sono menzionate. La vita dei giornalisti indipendenti a Tripoli, che riportano quanto sta realmente accadendo, è minacciata. Le parole d’ ordine sono ”Liberazione” e “Rivoluzione” con il mandato della NATO limitato alla R2P (“Responsabilità di proteggere”). Liberazione o invasione? Camuffando la natura delle operazioni militari per non parlare delle atrocità della NATO, i media occidentali hanno contribuito a fornire al Consiglio di transizione una parvenza di legittimità e riconoscimento internazionale. Quest’ultimo non sarebbe stato imminente senza il sostegno dei media occidentali. Le forze speciali della NATO e gli agenti dei servizi segreti sul terreno sono in collegamento permanente con gli strateghi militari coinvolti nel coordinamento delle sortite d’attacco della NATO e dei bombardamenti sulla capitale libica.

Bombardamenti intensivi su Tripoli
Il 27 agosto, la NATO ha riconosciuto la condotta di 20.633 sortite dal 31 marzo e di 7768 sortite d’attacco. (Queste cifre non includono i bombardamenti intensivi condotti nelle due settimane precedenti al 31 marzo). Ogni caccia o bombardiere trasporta numerosi missili, razzi, ecc a seconda della specifica artiglieria del velivolo. Moltiplicate il numero di sortite d’attacco (7768 dal 31 marzo) per il numero medio di missili o bombe lanciato da ognuno degli aerei e avrete una vaga idea delle dimensioni e della portata di questa operazione militare. Un Dassault Mirage 2000 francese ,per esempio, può trasportare 18 missili sotto le ali. I bombardieri americani B-2 Stealth sono equipaggiati con bombe anti-bunker. Conformemente al mandato umanitario della NATO, veniamo informati dai media che queste decine di migliaia di attacchi non hanno provocato vittime tra i civili (con l’eccezione di qualche ”danno collaterale”). Non sorprende che, già a metà aprile, dopo tre settimane di bombardamenti, l’Alleanza Atlantica ha annunciato che “gli aerei della NATO impegnati nelle missioni di combattimento in Libia stanno iniziando ad esaurire le bombe” (UPI, 16 aprile 2011); “La ragione per cui abbiamo bisogno di più funzionalità, non è perché non stiamo colpendo ciò che vediamo - è che così possiamo avere la capacità di farlo”, ha detto al Post un funzionario della Nato. ”Uno dei problemi è il tempo di volo, l’altro sono le munizioni.” (Ibid)
I bombardamenti su Tripoli si sono intensificati nel corso delle ultime due settimane. Erano destinati a sostenere le operazioni di terra delle forze speciali e delle brigate islamiche paramilitari guidate dalla NATO. Con una capacità limitata a terra, gli strateghi della Nato hanno deciso di intensificare i bombardamenti. Il corrispondente di Global Research a Tripoli, la cui vita è minacciata per rivelare i crimini di guerra della Nato, ha descritto un cambiamento nel modello dei bombardamenti, a partire da metà luglio, con raid aerei sempre più intensivi che hanno portato poi, il 20 agosto, ad un’invasione di terra. “Fino alle 02:35 CET [17 luglio], si potevano sentire i rumori stridenti dei caccia su Tripoli. Le esplosioni hanno innescato un clima di paura e panico in tutta la città, un toccante effetto psicologico ed emotivo su decine di migliaia di persone, dai giovani agli anziani. Questo ha inoltre allertato le persone e le ha condotte ad uscire fuori sui loro balconi, mentre erano testimoni del bombardamento del loro paese. Una delle esplosioni ha causato un enorme nube a forma di fungo, indicando l’eventuale uso di bombe anti-bunker. … C’era qualcosa di insolito nel modello di queste operazioni di bombardamenti della NATO. I bombardamenti di questa notte non erano come le altre notti. I suoni erano diversi. I pennacchi di fumo erano diversi. Nei bombardamenti precedenti il fumo di solito saliva in verticale, mentre stasera i pennacchi di fumo erano orizzontali e restavano in sospensione sopra Tripoli con una nube bianca all’orizzonte. Le persone che non sono state direttamente colpite dalle bombe, nel raggio di 15 chilometri, avevano bruciore agli occhi, mal di schiena, mal di testa.” (Mahdi Darius Nazemroaya, NATO Launches Bombing Blitzkrieg over Tripoli hitting Residential Areas, Global Research, 17 luglio 2011)
L’uccisione di massa di civili in un contesto di guerra lampo così come la creazione di un clima generalizzato di panico ha lo scopo di ridurre la resistenza della popolazione all’invasione guidata dalla NATO.

Il numero delle vittime
Secondo le fonti del nostro inviato a Tripoli, sarebbe di circa 3000 il numero delle vittime nel corso della scorsa settimana (20-26 agosto). Gli ospedali sono in uno stato di tumulto, incapaci di soccorrere i feriti. Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) conferma che le forniture mediche scarseggiano in tutto il paese. In recenti sviluppi, l’Unicef ha avvertito della carenza di acqua a causa dei bombardamenti della NATO sulle infrastrutture idriche in tutto il paese. ”Questo potrebbe trasformarsi in un’epidemia sanitaria senza precedenti” ha dichiarato Christian Balslev-Olesen dell’Unicef di Libia.
Gli aerei da guerra della NATO hanno deliberatamente preso di mira la veglia pacifica dei libici che erano dentro alcune tende di fronte al compound di Gheddafi in una strage raccapricciante. I media mainstream hanno riconosciuto il massacro, pur affermando che la causa di queste morti erano i colpi di armi da fuoco negli scontri tra lealisti e ribelli. Le vittime sono: “Le identità dei morti non erano chiare, ma ,con ogni probabilità erano attivisti che avevano creato una tendopoli improvvisata per esprimere solidarietà a Gheddafi, sfidando la campagna di bombardamenti della NATO". (Forbes.com, 25 agosto 2011)
Non si tratta di danni collaterali. Sono stati commessi crimini di guerra. La NATO ha le mani sporche di sangue. I capi di governo e i capi di stato dei paesi membri della NATO sono criminali di guerra.

Il ruolo centrale di Al Qaeda nella “liberazione di Tripoli
Secondo la CNN, in una logica contorta, i terroristi si sono pentiti: gli “ex terroristi” ora non sono più ”terroristi”. Vien detto che il LIFG è stata sciolto. A seguito del loro ripudio della violenza, questi ex leader del LIFG hanno creato una nuova organizzazione politica chiamata Movimento islamico per il cambiamento, che secondo la Cnn ”è impegnata a lavorare all’interno di futuro processo democratico”. ”Il Movimento islamico libico per il Cambiamento (Al-Haraka Al-Islamiya AlLibiya Lit-Tahghir), è costituito da ex membri dell’ ormai defunto [sostenuto dalla Cia] Gruppo combattente islamico libico (LIFG)”(Reuters, 26 agosto 2011)
Quindi, gli ex ”cattivi ragazzi” (i terroristi) vengono annunciati come ”bravi ragazzi” impegnati a ”combattere il terrorismo”. Gli ”ex” membri del Gruppo combattente islamico della Libia (LIFG) sono descritti come ”attivisti pro-democrazia”, che “hanno assunto posizioni di leadership in diverse brigate dei ribelli”. Il LIFG, affiliato ad Al Qaeda e sostenuto dalla CIA, è stato trasformato dalla CIA nel Movimento islamico per il Cambiamento (IMC), che supporta la ribellione pro-democrazia.

Quando è stato sciolto il LIFG?
Con amara ironia, il Gruppo Combattente Islamico della Libia (LIFG) è stato elencato fino al giugno 2011 dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite come reale organizzazione terroristica. Il 21 giugno 2011, l’elenco delle organizzazioni terroristiche è opportunamente sparito dal sito del Consiglio di sicurezza in attesa del rinnovo del sito Web. (Vedi allegato sottostante)

The LIFG entry was included in the (updated March 24, 2011, accessed April 3, 2011) United Nations Security Council “terror list” as follows
QE.L.11.01. Name: LIBYAN ISLAMIC FIGHTING GROUP
Name (original script):
A.k.a.: LIFG F.k.a.: na Address: na Listed on: 6 Oct. 2001 (amended on 5 Mar. 2009)
(The LIFG Listing is on p. 70, (accessed April 3, 2011, no longer accessible)
Other information: Review pursuant to Security Council resolution 1822 (2008) was concluded on 21 Jun. 2010. The website is down and is currently being revamped.

Chi guida le Brigate Islamiche della Libia?
Recenti studi confermano ciò che era noto e documentato fin dall’inizio della ”ribellione” a metà marzo: le posizioni chiave di comando militare della ribellione sono detenute dagli ”ex” comandanti del Gruppo Combattente Islamico della Libia (LIFG).
Il comandante dell’ assalto di Tripoli è Abdel Hakim Belhadj, (noto anche come Abu Abdullah al-Sadeq, Hakim al-Hasidi). Gli è stato affidata, con l’approvazione della NATO, ”una delle brigate ribelli più potenti a Tripoli [che] si occupò degli sforzi dei ribelli all’inizio di questa settimana per prendere d’assalto il compound Bab al-Azziziyah di Gheddafi, rafforzando ulteriormente la sua posizione di spicco nelle fila dei ribelli.” (CNN, op cit) “Sadeeq era una figura ben nota del movimento jihadista. Ha combattuto il governo sostenuto dai sovietici in Afghanistan e ha contribuito a fondare [con il supporto della CIA] il Gruppo combattente islamico della Libia”. (Ibid.) Ma Saddeeq, secondo la CNN, si è pentito. Non è più un terrorista (cioè un cattivo ragazzo) "ma una potente voce contro il terrorismo di Al Qaeda”. (Ibid, enfasi aggiunta) “Nel 2009, Sadeeq e altri leader del LIFG, ripudiarono formalmente il terrorismo in stile Al Qaeda e dispersero la loro campagna per rovesciare il regime libico".
La svolta fu il risultato di due anni di dialogo con il regime mediato da Benotman [un ex comandante LIFG ora alle dipendenze della Quilliam Foundation basata a Londra con un mandato nella risoluzione dei conflitti]. La CNN ha intervistato personalità di spicco del LIFG nel carcere di Abu Salim a Tripoli nel settembre 2009, poco prima che i leader del gruppo venissero rilasciati. Anche se erano dietro le sbarre della prigione,il disconoscimento dei leader della violenza sembrava genuino. (Ibid) Secondo DebkaFile (sito vicino all’intelligence israeliana), le ”brigate filo-Al Qaeda” guidate dal comandante del LIFG Abdel Hakim Belhadj costituiscono la forza dominante della ribellione, ignorando l’autorità del Consiglio di transizione. Esse sono in controllo di edifici strategici tra cui il compound di Gheddafi.
Il capo del LIFG [Abdel Hakim Belhadj] ora si mostra come ”Comandante del Consiglio militare di Tripoli”. Quando gli è stato chiesto da nostre fonti se prevedeva di passare il controllo della capitale libica al Consiglio nazionale di transizione, che è stato riconosciuto dall’Occidente, il combattente jihadista fece un gesto di licenziamento senza rispondere". (Debka, Le brigate filo-Al Qaeda controllano le roccaforti di Gheddafi a Tripoli sequestrate dai ribelli, 28 agosto 2011).
Abdul Hakim Belhhadj ha ricevuto addestramento militare nei campi di guerriglia dell’Afghanistan patrocinati dalla CIA. Una precedente relazione suggerisce che egli ha circa 1.000 uomini sotto il proprio comando. (Libyan rebels at pains to distance themselves from extremists – The Globe and Mail , 12 marzo 2011)
La coalizione USA-NATO sta armando i jihadisti. Le armi vengono incanalate verso il LIFG dalla Arabia Saudita, che storicamente, fin dall’inizio della guerra in Afghanistan, ha segretamente sostenuto Al Qaeda. I sauditi stanno fornendo ai ribelli, in collaborazione con Washington e Bruxelles, razzi anticarro e missili terra-aria (Si veda Michel Chossudovsky “Our Man in Tripoli”: US-NATO Sponsored Islamic Terrorists Integrate Libya’s Pro-Democracy Opposition, Global Research, 3 April 2011).

Una “democrazia” gestita da terroristi
Altri reports confermano anche che un gran numero di terroristi imprigionati nel carcere di Abu Salim sono stati liberati dalle forze ribelli. Ora sono reclutati dalle ex brigate islamiche del LIFG, guidate dagli “ex” comandanti jihadisti pro-democrazia.

La Jihad islamica della NATO
Ci sono indicazioni che la NATO, in coordinamento con i servizi segreti occidentali (tra cui il Mossad israeliano), è coinvolta nel reclutamento di combattenti islamici. Fonti di intelligence israeliane confermano che la NATO, in cooperazione con la Turchia, sta direttamente formando e reclutando in diversi Paesi musulmani una nuova generazione jihadista di “Freedom Fighters”. I Mujahideen, dopo aver subito la formazione, vengono programmati per partecipare alle campagne militari “umanitarie” pro democrazia della NATO. Il rapporto di Debka si riferisce alla Siria, prossima sulla tabella di marcia militare della NATO: “Le nostre fonti riferiscono che è una campagna [NATO] per arruolare migliaia di volontari musulmani nei paesi del Medio Oriente e nel mondo musulmano per combattere al fianco dei ribelli siriani …” (Debka File 15 agosto 2011)
Per l’invasione guidata dalla NATO e l’occupazione della Libia si stanno usando combattenti islamici come spina dorsale per una presunta transizione alla democrazia.

Considerazioni conclusive
I tragici eventi del 11 / 9 hanno svolto un ruolo chiave nello sviluppare una massiccia campagna di propaganda orientata a giustificare una ”guerra al terrorismo” contro il capo di Al Qaeda, Osama bin Laden. Tuttavia, in tutto il Medio Oriente e in Asia Centrale, l’alleanza militare occidentale sta utilizzando le brigate islamiche,addestrate e curate dalla CIA, dall’ MI6 e dal Mossad, per intraprendere la sua “guerra globale al terrorismo”. La guerra al terrorismo rappresenta un largo consenso instillato nelle menti di milioni di persone. Quello che non è noto all’opinione pubblica occidentale è che la santa crociata dell’Occidente contro il terrorismo islamico piuttosto che prendere di mira i terroristi comprende la presenza di terroristi nei suoi ranghi, cioè i “freedom fighters” di Al Qaeda sono stati integrati nei ranghi delle operazioni militari dirette da USA-NATO.
State tranquilli, nel caso della Libia, i ribelli sono “bravi ragazzi”: sono “ex” piuttosto che membri “attivi” di Al Qaeda. I media occidentali non hanno segnalato i crimini di guerra commessi dalla NATO. Hanno respinto con disinvoltura le atrocità della NATO: 8000 sortite d’ attacco rappresentano più di 50.000 missili e bombe lanciate contro il popolo libico. Ci sono vari modi di nascondere la verità. Fin dall’inizio della campagna aerea, i media hanno negato l’esistenza di una guerra. Le sue cause e conseguenze vengono distorte. A sua volta, una campagna di propaganda efficace richiede che sia fatta obiettivo la mentalità della gente sui giornali, sulle reti televisive e on-line. Le persone devono essere distratte dal comprendere la guerra alla Libia.Le atrocità commesse dalla Nato con il sostegno delle Nazioni Unite compaiono raramente sulle prime pagine. Il modo migliore per camuffare la verità? Riorientare le notizie sulla Libia verso una serie di banali ”punti di discussione”, tra cui la dimensione della piscina Gheddafi, le sue guardie del corpo femminili,i suoi interventi plastici, ecc. (The Guardian, 23 agosto 2011)
Quello che non viene elencato dai giornalisti sono i 3000 uomini,donne e bambini che hanno perso la vita nel corso di una settimana di bombardamenti Blitzkrieg con l’uso dei più avanzati sistemi bellici nella storia umana. In questo contesto di menzogne e falsificazioni, la vita di molti giornalisti indipendenti bloccati a Tripoli, tra cui Mahdi Darius Nazemroaya di Global Research, viene minacciata, per aver detto la verità.

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